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Il 9 giugno il Garante ha pubblicato, nella home page del proprio sito, il LINK alla pagina informativa dedicata all'intelligenza artificiale e accessibile dalla pagina:
https://www.gpdp.it/temi/intelligenza-artificiale,
Nella pagina sono presenti, oltre agli altri contenuti dedicati all'intelligenza artificiale, anche quattro video che hanno come contenuto le principali tematiche legate all’intelligenza artificiale e il loro rapporto con la protezione dei dati.
Benchè risalenti al 2021 questi contenuti multimediali vengono richiamati anche ora dal Garante, nella propria home page in quanto si rivelano attuali e vanno considerati come una base di partenza per introdurre strumenti di intelligenza artificiale all'interno delle amministrazioni pubbliche.
Fermo restando il rinvio al contenuto integrale dei quattro video, di seguito si indicano le tematiche affrontate dal Garante e particolarmente utili per le amministrazioni.
Etica e Intelligenza artificiale
In questo primo video, il Presidente del Garante per la protezione dei dati, analizza il rapporto tra etica e IA. Introduce il tema con la consapevolezza che:
la tecnologia può fare molto, ma ciò non significa che tutto ciò che è possibile sia inevitabile o lecito. Si riflette su dilemmi centrali sul rapporto uomo-robot, l’autodeterminazione, il rischio di discriminazioni e la riproduzione di bias algoritmici. Stanzione richiama il principio della temperanza digitale, ovvero il controllo umano sugli algoritmi, ribadendo che “la tecnica rende evidente che non si può fare tutto ciò che si può fare” .
Il Garante affronta i rischi legati alla manipolazione avanzata di immagini e video (deepfake). Illustra come questa tecnologia demolisca l’affidabilità delle informazioni, favorendo potenziali violazioni della reputazione, frodi e campagne di disinformazione.
Il video:
-richiama il GDPR (art. 5 e 6) riguardo ai principi di liceità, correttezza e minimizzazione dei dati: il trattamento deve essere trasparente, limitato a finalità legittime e proporzionato;
- sottolinea la necessità di informare l’interessato e predisporre misure di sicurezza adeguate.
Viene esplorata l’evoluzione degli assistenti virtuali (chatbot, smart speaker) e il loro impatto sui dati personali. Questa tecnologia presenta vantaggi come l’assistenza personalizzata e l’automazione, ma costituisce un rischio per i possibili usi impropri: profilazione eccessiva, intrusioni nella sfera privata, raccolta indiscriminata. Il video richiama le linee guida del Garante su accountability, responsabilità proattiva del titolare, e predisposizione di un’analisi di impatto sulla protezione dei dati (DPIA), specialmente quando viene usata l’IA conversazionale.
Riconoscimento facciale e sorveglianza
“La nostra faccia il contenitore di alcuni dati personali più preziosi che abbiamo dati biometrici dati unici capaci di consentire la nostra identificazione sempre ovunque e in qualsiasi momento… ecco perché il riconoscimento facciale è un'applicazione di intelligenza artificiale che consente di confrontare i dati biometrici presenti nel nostro volto con quelli presenti in una qualsiasi fotografia… rappresenta un ambito tecnologico nel quale procedere con estrema prudenza… specie in un contesto nel quale gli algoritmi non sono ancora maturi e rischiano di confonderci con un criminale… anche a prescindere da errori… le applicazioni di intelligenza artificiale applicate alla sorveglianza di massa rischiano di consentire a chi le utilizza di sapere di ciascuno di noi più di quanto in una società democratica è lecito… non è così… specie quando in mezzo ci sono diritti fondamentali”.
Il video sottolinea come il volto umano rappresenti una fonte di dati biometrici tra le più invasive e personali, poiché univoci e sempre con noi, diversamente da dispositivi che possiamo scegliere di non portare con noi. Viene spiegato che il riconoscimento facciale confronta istantaneamente il nostro volto con immagini presenti in database, per identificarci: ideale per ambiti quali sicurezza pubblica, accesso a edifici controllati o monitoraggio degli spazi urbani.
Viene messa in evidenza la fragilità degli algoritmi attuali: non solo possono incorrere in errori – falsi positivi o negativi – con conseguenze gravi, ma anche in assenza di errori possono generare problemi di eccessiva intrusività. Il rischio è non solo individuazione errata, ma una forma di monitoraggio costante, che in un contesto democratico può sfociare in una sorveglianza di massa, superando i confini leciti della protezione dei diritti individuali.
Questa tecnologia, se non opportunamente regolata, può infatti dare a chi la controlla una conoscenza sulla vita delle persone molto superiore a quanto consentito dalle leggi sulla privacy. Il video ricorda una delle massime del Garante: non basta mettere un freno alla tecnologia per timore, ma neppure va consentito che “il fine giustifica i mezzi” quando i diritti fondamentali sono in gioco.
È infine menzionato il diritto di difesa: per ogni cittadino esiste la possibilità di reclamo o segnalazione al Garante, a tutela del proprio diritto alla riservatezza e alla dignità.
Nel settore pubblico, l’adozione del riconoscimento facciale richiede un approccio strutturato e conforme:
Il volto non è un semplice identificativo: è parte dell’identità, della libertà e della dignità. L’uso dell’IA per il riconoscimento facciale può portare grandi vantaggi in termini di sicurezza, ma senza un impianto normativo robusto diventa potenzialmente una violazione dei diritti fondamentali. In definitiva la tecnologia dev’essere governata, non soppressa – ma neppure lasciata libera di oltrepassare i confini legali. Le Pubbliche Amministrazioni devono:
Qualora si riscontrino dubbi o violazioni, il Garante rimane un’ancora di tutela preziosa.