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In un comune della Provincia di Frosinone è stato scoperto un vasto sistema di corruzione e di gestione illecita di appalti pubblici connesso al Pnrr, come risulta dall’informativa pubblicata dalla Polizia di Stato lo scorso 24/10/2024.
In particolare, è stata un'articolata operazione su vasta scala, condotta dalla Squadra mobile di Frosinone e dal Servizio centrale operativo (Sco) della Direzione centrale anticrimine, a scoprire gli illeciti corruttivi.
L’operazione, denominata “The Good Lobby”, ha visto coinvolte tredici persone tra:
Attraverso tale operazione è stata smascherata una rete di complicità, radicata sia a livello comunale che territoriale, che per un intero decennio ha realizzato corruzione negli appalti pubblici.
Per oltre dieci anni, l’organizzazione criminale è riuscita a ostacolare lo sviluppo locale sottraendo risorse fondamentali per la collettività.
Tutti gli indagati sono stati accusati, conseguentemente, di:
Le indagini sono ancora in corso per accertare il coinvolgimento di ulteriori soggetti e ricostruire l’intero flusso di denaro illecitamente sottratto e riciclato.
L'operazione “The Good Lobby” rappresenta un capitolo cruciale nella lotta alla corruzione, evidenziando la necessità di un controllo più stringente sugli appalti pubblici e una maggiore trasparenza nella gestione dei fondi europei.
Il caso sottolinea l'importanza di rafforzare le misure di prevenzione negli appalti pubblici per evitare che risorse destinate al miglioramento del territorio vengano sottratte a scopi illeciti.
Le indagini, coordinate dal Tribunale di Frosinone e dalla Procura Europea, hanno portato all'emissione di misure cautelari per dieci degli indagati, sottoposti agli arresti domiciliari, mentre altri tre sono stati sottoposti alla misura della interdizione dalla possibilità di concludere contratti con la pubblica amministrazione. Inoltre, sono stati sequestrati oltre 500.000 euro, ritenuti provento dell’attività illecita.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la rete criminale, per quanto concerne il Comune, era composta dal Sindaco e da alte cariche comunali e gestiva in maniera illecita concessioni pubbliche, autorizzazioni e affidamenti di appalti.
Il valore degli appalti pubblici interessati dalla corruzione è stato stimato in circa 5 milioni di euro.
Il sistema prevedeva l’uso di aziende fittizie, attraverso le quali venivano emesse fatture false e bonifici bancari. Parte del denaro veniva poi riciclata e restituita in contanti ai membri dell’organizzazione.
Gli accertamenti finanziari e bancari condotti dalla sezione indagini patrimoniali del Servizio centrale operativo hanno permesso di ricostruire l'intera filiera del sistema corruttivo.
Il sistema criminale prevedeva di orientare gli appalti verso imprenditori compiacenti, concordando una percentuale di ritorno del 20% sui fondi stanziati e rapporti stretti con imprenditori locali a cui erano destinati numerosi appalti in cambio di tangenti.
Il sistema criminale prevedeva altresì che:
Gli appalti al centro dell’inchiesta riguardavano principalmente fondi europei, in particolare quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. Proprio per questo, l’operazione rappresenta uno dei primi casi di competenza della Procura Europea, l'organismo indipendente dell'Unione Europea incaricato di tutelare gli interessi finanziari dell’UE.
L’operazione "The Good Lobby" mette in luce le fragilità del sistema di gestione dei fondi pubblici e comunitari, evidenziando come la corruzione possa minare l’efficacia di strumenti fondamentali per la ripresa economica e sociale del Paese.
La collaborazione tra le forze dell’ordine italiane e la Procura Europea segna un passo importante nella lotta contro i reati finanziari che colpiscono non solo gli enti locali, ma anche le risorse destinate al benessere collettivo.