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Martedì 14 maggio, presso la Camera dei Deputati, è stata presentata la consueta Relazione annuale sull'attività svolta dall'Autorità Nazionale Anticorruzione.
La Relazione nel 2023 è stata illustrata dal Presidente ANAC, Avv. Giuseppe Busia alla presenza dei consiglieri dell'Autorità.
I contenuti della Relazione sono sintetizzati nella presentazione del Presidente che, per le parti relative all’aggiornamento 2023 PNA, ai contratti pubblici, al supporto RPCT e alle misure di prevenzione della corruzione, di seguito si riportano testualmente.
Stralcio Presentazione del Presidente ANAC, Avv. Busia sulla Relazione 2023
Le buone pratiche di prevenzione della corruzione non sono un ostacolo al perseguimento dei fini istituzionali e neanche un onere che appesantisce l’attività amministrativa. Rappresentano, al contrario, un importante alleato, non solo per garantire il rispetto della legalità ed il buon uso del denaro pubblico, ma anche per amministrare meglio, più celermente ed efficacemente. Abbiamo voluto darne evidenza con l’ultimo Piano Nazionale Anticorruzione, aggiornato nel 2023, dove abbiamo introdotto significative semplificazioni per gli enti di minori dimensioni e offerto puntuali approfondimenti in materia di contratti pubblici, così da accompagnare le amministrazioni nella corretta applicazione della nuova disciplina.
Gli investimenti legati al PNRR
Il PNRR rappresenta un’opportunità irripetibile per colmare le lacune e i ritardi storici del Paese.
Alla sua attuazione il Governo attribuisce ben il 90% (+0,9%) della pur modesta crescita attesa per il 2024 (+1%). Risulta evidente, quindi, che non possiamo permetterci insuccessi o battute d’arresto, specie per quanto attiene alle riforme in esso previste. Positivi sono gli sforzi diretti a concentrare il Piano sugli interventi effettivamente realizzabili entro il 2026 e, soprattutto, a coordinarne i contenuti con tutti gli altri ingenti fondi europei, sui quali l’Italia sconta da sempre rilevanti ritardi. Certamente positiva è anche la funzione di impulso data dal PNRR alla contrattualistica pubblica, confermata dall’andamento del 2023, con un valore complessivo degli appalti avviati di importo pari o superiore a 40.000 euro che si attesta attorno ai 283,4 miliardi di euro, facendo registrare un aumento del 36,4% a confronto con il 2021, e addirittura del 65,9% rispetto al 2019. Questi numeri, tuttavia, non dicono tutto. Avviare un procedimento non significa che si sarà in grado di chiuderlo in tempo, come aprire un cantiere non basta ad assicurare il completamento dei lavori in tempo utile e in modo adeguato: lo dimostrano chiaramente i dati preoccupanti sulla spesa effettiva, risultanti dal sistema informativo ReGis, alimentato anche attraverso le banche dati Anac. La strada, dunque, è ancora lunga e, con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, la salita diverrà sempre più ripida. Per percorrerla, servirà lo sforzo congiunto di tutte le istituzioni, ai diversi livelli territoriali.
Le modalità di gestione del PNRR, che ritroveremo nei programmi previsti nel nuovo patto di stabilità e crescita, saranno particolarmente preziose se riusciranno a lasciare nel Paese – oltre alle fondamentali riforme e ai ricchi investimenti in esso contenuti – un nuovo metodo di lavoro comune, un terreno condiviso, sottratto alla dialettica di corto respiro, indispensabile per realizzare progetti davvero capaci di guardare al futuro, ben oltre la scadenza del Piano.
Il nuovo Codice dei contratti pubblici
Il 2023 è stato l’anno del nuovo Codice dei contratti pubblici: un passaggio fondamentale, richiesto anche dalla Commissione europea. Paradossalmente, abbiamo però anche assistito al ripetuto ricorso a deroghe e discipline parallele, spesso legate alla nomina di Commissari, contrariamente alla evidente necessità di garantire il consolidamento delle nuove regole, nel segno di una auspicabile stabilità normativa. Ciò non esclude, naturalmente, la necessità di alcuni puntuali correttivi, quali quelli che, in spirito collaborativo, abbiamo segnalato al Governo, per superare le rilevanti criticità emerse nella prima fase applicativa. Certamente positiva appare l’iniziativa, assunta da Parlamento e Governo, di adottare una disciplina generale in materia di eventi emergenziali, in ordine alla quale abbiamo fornito il nostro contributo, nell’ambito del sempre proficuo dialogo con le Commissioni parlamentari, del quale ringraziamo.
La digitalizzazione dell’intero ciclo di vita dei contratti
Uno dei pilastri del nuovo Codice è la digitalizzazione dell’intero ciclo di vita dei contratti, alla stesura della cui disciplina abbiamo direttamente partecipato, e per questo ringraziamo il Consiglio di Stato.
Dal 1° gennaio 2024, nei tempi imposti dal legislatore e dai vincoli europei, ha preso avvio l’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale, che pone al centro la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP) costituita presso Anac. In tale ambito, l’Autorità, oltre ad operare come garante della pubblicità legale degli atti a livello nazionale ed europeo, sta via via introducendo nuovi servizi per semplificare l’attività di stazioni appaltanti e operatori economici. La portata di tale cambio di paradigma ha richiesto un impegno straordinario e comportato innegabili difficoltà. Ciononostante, grazie allo sforzo realizzato in piena cooperazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, l’Agenzia per l’Italia Digitale e gli altri soggetti istituzionali coinvolti – ai quali tutti va il più sincero ringraziamento – abbiamo rispettato i tempi di avvio, adoperandoci per risolvere con pragmatismo le diverse criticità insorte. La strada da percorrere è ancora lunga e tante amministrazioni saranno chiamate ad ulteriori sforzi, ma ci anima la certezza di aver imboccato la giusta direzione, che sta già portando minori oneri amministrativi, risparmi economici, maggiore trasparenza, a beneficio della collettività dei cittadini, veri committenti e destinatari ultimi degli appalti. La digitalizzazione, inoltre, è garanzia di concorrenza, fondamentale perché la pubblica amministrazione, col suo peso di grande committente, non introduca elementi distorsivi nel mercato, premiando le imprese più vicine o amiche, a scapito di quelle più meritevoli.
La progettazione digitale di opere e infrastrutture: il BIM
La digitalizzazione non riguarda solo le procedure, ma abbraccia anche le opere e le infrastrutture: dal 1° gennaio 2025, tutti i lavori sopra il milione di euro saranno infatti obbligatoriamente soggetti alla progettazione digitale basata sulla modellistica BIM.
Si tratta di un passaggio fondamentale, non solo per rendere la progettazione più completa e coerente e per evitare dispendiose varianti in corso d’opera, ma anche per garantire una gestione più efficiente delle opere lungo il loro intero ciclo di vita. In vista di ciò, sarà utile introdurre specifici criteri di qualificazione per misurare la capacità delle stazioni appaltanti di sfruttare le tante potenzialità di tali metodologie, reclutando BIM manager e project manager ed anche costituendo una banca dati unitaria dei progetti, come strumento di reale valorizzazione delle infrastrutture esistenti e patrimonio comune sul quale progettare quelle future.
I Responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT), presenti in ogni amministrazione ed ente, costituiscono un avamposto fondamentale a garanzia del bene comune. Il loro impegno quotidiano, la loro competenza e la loro passione offrono un contributo prezioso al perseguimento delle finalità istituzionali dei diversi enti, del quale tutti dobbiamo essere grati. Per agevolare la loro attività, grazie ad un progetto finanziato dal Programma Legalità del Ministero dell’Interno – cui va il nostro ringraziamento, come a tutta la rete delle Prefetture dislocate sul territorio, con le quali collaboriamo da sempre – abbiamo lavorato ad un sistema informatico per guidarli nella corretta redazione dei Piani triennali e così nell’impostare, sotto il profilo metodologico, una efficace strategia di contrasto alla corruzione. Tale iniziativa si inserisce nel più ampio contesto delle azioni di Anac a supporto degli RPCT, anche con l’intento di creare fra loro una rete di scambi di buone pratiche e collaborazione reciproca. Spesso, tuttavia, gli RPCT più attenti e scrupolosi si trovano ad affrontare resistenze o veri atti di ostilità da parte delle rispettive amministrazioni, proprio in ragione del loro operato. Per tutelarli, rafforzarne la figura e garantirne la necessaria indipendenza, appare pertanto necessario attribuire ad Anac strumenti più pregnanti di intervento a loro tutela, nonché poteri conformativi nei confronti delle pubbliche amministrazioni che non rispettino la normativa.
Da tempo, offriamo strumenti per misurare il rischio corruttivo nelle realtà locali mediante indicatori oggettivi, presi a modello a livello internazionale, utili anche ad amministratori locali e cittadini per migliorare il contesto in cui operano. Durante il 2023, nell’ambito della vigilanza in materia di anticorruzione e trasparenza, l’Autorità ha avviato 395 procedimenti, molti dei quali definiti in fase preistruttoria, all’esito di una proficua interlocuzione con le amministrazioni e gli enti interessati. Sono stati 148 i pareri rilasciati, 92 le risposte a quesiti interpretativi.
L’amministrazione non deve solo essere, ma anche mostrarsi imparziale. Troppo spesso, invece, ci siamo trovati ad occuparci di conflitti di interessi piccoli e grandi che, anche quando non portano a vere e proprie violazioni di legge, minano la credibilità dell’agire pubblico e indeboliscono la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. A protezione di questi valori – specie se, con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, verrà meno la tutela penale rispetto a tali comportamenti – occorrerà rafforzare i presìdi di prevenzione amministrativa, dotando Anac di maggiori strumenti di intervento e prevedendo adeguate sanzioni per chi omette di dichiarare i conflitti e di astenersi dalle decisioni che possono favorire se stesso o le persone vicine. I possibili conflitti di interessi non si esauriscono nel momento in cui si ricopre una determinata carica, ma si estendono anche a quello successivo. Occorre infatti evitare che qualcuno, grazie alle funzioni esercitate in ambito pubblico ed a discapito dell’interesse generale, si precostituisca lo spazio per essere poi assunto, e così ripagato, dalle imprese che hanno beneficiato delle sue decisioni. Ed è in quest’ottica che abbiamo voluto valorizzare l’istituto del divieto di pantouflage, da ultimo anche con l’approvazione di apposite Linee guida. Dobbiamo tuttavia, ancora una volta, sottolineare l’urgenza di un intervento del legislatore, anche per rendere più efficace il divieto nei casi di grandi gruppi societari.
Nonostante i solleciti venuti anche da organismi internazionali, nel nostro Paese manca ancora una disciplina organica sulle lobby. Una normativa che, rifuggendo da tentazioni criminalizzatrici, si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, anche mediante la creazione di canali digitali, accessibili a tutti, attraverso i quali tanto le lobby più organizzate e strutturate, quanto quelle dotate di mezzi minori, possano far pervenire le proprie proposte ed osservazioni. Spetterà poi al decisore pubblico scegliere con la massima libertà, ma assumendosi davanti a tutti la responsabilità di aver favorito una opzione invece che un’altra. Occorrerà inoltre assicurare, con specifici obblighi dichiarativi, assoluta trasparenza su ogni eventuale beneficio, diretto o indiretto, anche non finanziario, che il decisore pubblico o le persone a lui vicine possano ricevere dai soggetti a vario titolo interessati alle sue decisioni, fissando ovviamente anche limiti, divieti e adeguate sanzioni. Si tratta di un approccio aperto e trasparente per garantire non solo controllabilità, ma effettiva partecipazione da parte dei cittadini alle decisioni che li riguardano, migliorando il grado di democraticità del sistema. Esprimiamo apprezzamento per il fatto che la Commissione Affari costituzionali della Camera abbia avviato un percorso in tale direzione e speriamo che questo trovi presto compimento.
Albert Einstein ricordava che i pericoli maggiori non vengono da quanti fanno il male, ma da quelli che li guardano senza reagire: ben si comprende, allora, quanto sia importante tutelare i whistleblowers, coloro che, nel pubblico come nel privato, per senso del dovere e spesso con coraggio, non si voltano dall’altra parte, ma segnalano gli illeciti dei quali vengono a conoscenza sul luogo di lavoro. Abbiamo salutato con favore i tanti progressi compiuti su tale fronte nel corso del 2023, a partire dal pur tardivo recepimento della direttiva europea. Con l’emanazione delle nostre Linee guida abbiamo voluto fornire indicazioni per la presentazione all’Autorità delle segnalazioni esterne e, insieme, offrire parametri utili per i canali e i modelli organizzativi interni. Sappiamo, tuttavia, che non basta completare il quadro normativo e neanche solo assicurare protezione a tali figure rispetto ad atti ritorsivi. Tutti insieme siamo chiamati a promuovere un vero cambiamento culturale a favore di questa forma nobile di servizio civico e di rifiuto della logica del silenzio. In questo, sappiamo di poter contare sul fondamentale apporto di tante associazioni ed enti – il cui Elenco è stato istituito presso l’Autorità – che quotidianamente forniscono sostegno alle persone segnalanti. A loro e, più in generale, a tutte le realtà del Terzo settore con le quali collaboriamo nei diversi ambiti va il nostro ringraziamento per la loro opera di promozione della legalità, della buona amministrazione e della cittadinanza responsabile.