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31/12/2016 La liberta' di espressione tra oblio, fake news, odio informativo

Persona, diritti, innovazione

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Il diritto all’oblio continua ad essere un terreno di confronto importante nel rapporto tra protezione dati e informazione, promosso dalle istanze che i cittadini ci rivolgono, con sempre maggiore frequenza e consapevolezza.

In quest’ambito, ci e' stato possibile tracciare alcuni criteri importanti per coniugare memoria collettiva e dignita' della persona.

In particolare, si e' chiarito come anche una rilevante distanza temporale non possa, di per se' sola, legittimare la deindicizzazione di notizie inerenti reati particolarmente efferati che - come nel caso del terrorismo interno - abbiano segnato la storia del Paese.

Per altro verso, si e' ritenuto sussistente il diritto alla rimozione, dai risultati di ricerca, di notizie che, in quanto superate dagli eventi successivi, non possano piu' ritenersi esatte.

Costante e' stata l'attenzione al rapporto tra liberta' di espressione e protezione dei dati personali nel contesto dei social network, anche rispetto alle varie forme di sfruttamento, persino commerciale, dei dati sulla vita privata degli utenti li� contenuti.

In diverse occasioni ci siamo attivati per bloccare la diffusione dei dati.

Come nel caso recente delle donne di Monza e Lecco, i cui profili Facebook sono stati riversati, a loro insaputa, in un, “catalogo delle single”, esibite come prodotti in vetrina.

Abbiamo poi chiarito come l'anonimato da accordarsi ai minori coinvolti a qualsiasi titolo in procedimenti giudiziari, vada garantito a prescindere dalla natura aperta o meno del profilo.

E’ un principio suscettibile di applicazione anche al di la' del caso esaminato, per la difficolta' di circoscrivere, sui social network, i potenziali destinatari delle comunicazioni; in ragione dell'agevole modificabilita' della natura, aperta o chiusa, dei profili e della possibilita' per qualunque "amico" di condividere sulla propria pagina il post rendendolo, cosi', visibile ad altri soggetti, potenzialmente infiniti.

E dai rischi insiti nella naturale tendenza alla diffusivita' e alla propagazione in rete, di notizie lesive della dignita' dei minori, muove la legge sul cyberbullismo.

Particolarmente positiva e' la scelta di coniugare un approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell’educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi presenti in rete.

Il meccanismo delineato evita una preventiva e generalizzata ingerenza da parte dei provider e tuttavia li responsabilizza su segnalazione degli interessati, anche se minori.

L’Autorita' si impegna a svolgere l’importante funzione di garanzia assegnatale dalla legge, nella consapevolezza sia delle oggettive difficolta' tecniche sia della necessita' di risorse adeguate ai nuovi compiti.

Per altro verso, secondo recenti ricerche, la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all'anno precedente.

Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli.

E tra i rischi di un uso distorto del web e di una certa tendenza all'autismo informativo - per cui si tende a ricercare, in una spirale auto confermativa, le notizie che rafforzano le nostre convinzioni - vi e' anche quello delle fake news.

Definizione attribuita a cose molto diverse tra loro (falsita', tweet automatizzati, hate speech, veri attacchi cibernetici), accomunate dalla tendenza a far dipendere l'attendibilita' della notizia non dalla sua verificabilita', ma dalla quantita' di condivisioni ottenute.

Diversi social network hanno sviluppato strumenti per aiutare gli utenti a verificare le informazioni presenti sulla loro piattaforma e contrastare le bufale virali.

E diverse soluzioni sono state proposte anche in sede politica.

Su questo terreno penso che non siano risolutive ne' la via esclusivamente tecnologica - che automatizzando il riscontro fattuale deprimerebbe ulteriormente il senso critico - ne' quella penale, che finirebbe con l’assegnare alla magistratura il ruolo di Tribunale della Verita'.

Laddove in democrazia l'esattezza non e' conseguibile altrimenti che con il pluralismo dialettico. Ferme restando le norme anche penali a tutela della dignita', che delimitano il confine oltre il quale la liberta' di espressione non puo' spingersi.

E’ illusorio pensare che possano esistere nuove autorita' od organi certificatori della verita'.

Il fenomeno delle fake news e l’uso distorto del web che ne e' alla base vanno contrastati con una strategia complessa e articolata, ma non per questo meno energica.

A partite da un forte impegno pubblico e privato nell’educazione civica alla societa' digitale e al pensiero critico, dalla sistematica verifica delle fonti e da una forte assunzione di responsabilita' da parte di ciascuno: dal singolo utente alle redazioni e, certo, ai grandi gestori della rete, con le loro tecnologie e le loro grandi risorse. Perche' la democraticita' dell’infosfera e' una risorsa che tutti dobbiamo preservare.

Gli effetti prodotti anche in campo politico-elettorale da tali fenomeni, in occasione delle competizioni elettorali di grandi democrazie come gli Stati Uniti o la Francia inducono a ritenere urgente anche una piu' complessiva riflessione sull’aggiornamento della ormai datata disciplina delle campagne elettorali, con riferimento ai mezzi di comunicazione politica oggi piu' frequentemente utilizzati.

Fonte: Garante - Discorso Presidente 2016

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